Un "ausiliare vuoto"

Una delle prime grosse difficoltà per chi impara l’inglese è data dalla presenza di un ausiliare che non ha un significato proprio, ma serve solo a tenere in piedi la sintassi di una frase interrogativa o negativa. Stiamo parlando naturalmente di do e delle forme does alla terza persona singolare e did al passato, con le rispettive forme negative don’t, doesn’t e didn’t.

Anzitutto la prima cosa da dire è che è bene tenere ben distinte queste forme ausiliari dal verbo to do, che è uno dei modi di tradurre il nostro verbo "fare" in inglese. E’ vero che l’ausiliare do e il verbo to do hanno la stessa origine, ma è anche vero che oggi l’ausiliare do non ha niente a che vedere, nell’uso e nel significato, con il "fare." E’ molto meglio — nel senso che crea meno confusione — pensare a do solo come ausiliare che riempie un buco in certi tipi di frasi, come una specie di segnaposto che non ha un significato proprio.

Anche in italiano gli ausiliari perdono il senso che hanno come verbi principali. Se è vero, come è vero, che le frasi "ho visto un bel film" e "mi sono visto un bel film" significano più o meno la stessa cosa, è anche vero che l’ausiliare "avere" di "ho visto" ha lo stesso valore di "essere" in "mi sono visto" — pensate anche a frasi come "mi sono guardato allo specchio" e "ho guardato me stesso allo specchio:" di nuovo, essere e avere non dipendono dall’idea di "esistere" o di "possedere" ma solo dalle regole di sintassi che riguardano i verbi transitivi ("ho guardato") e riflessivi ("mi sono guardato").

Fare caso attentamente a ciò che succede nella nostra lingua è un modo per trovare meno strano quello che avviene nelle altre.

Un’altra premessa riguarda le frasi interrogative. Nella nostra lingua solo l’intonazione permette di distinguere una frase affermativa come "Federico arriva stasera" da una interrogativa come "Federico arriva stasera?" In inglese la forma interrogativa di norma è diversa non solo nell’intonazione ma anche nell’uso degli ausiliari.

Se una frase inglese affermativa contiene un verbo ausiliare, la forma interrogativa si ottiene scambiando di posto il soggetto e il verbo ausiliare. Diamo qualche esempio: "Alex è uno studente." Alex is a student; "Alex è uno studente?" Is Alex a student? "Cristina è partita." Christina has left; "Cristina è partita?" Has Christina left? "Piove." IT’S RAINING; "Piove?" Is it raining?

Un verbo modale da questo punto di vista funziona da ausiliare: "Sanno nuotare" They can swim; "Sanno nuotare?" Can they swim?

Se la frase affermativa non contiene un verbo ausiliare o modale, vuol dire che siamo al presente o al passato semplice e si deve ricorrere alla forma appropriata dell’ausiliare do, does o did. "Ti piace questa musica." You like this music; "Ti piace questa musica?" Do you like this music? "Alex gioca a calcio" Alex plays football; "Alex gioca a calcio?" Does Alex play football? E siccome è lunedì posso chiedervi: Did you have a nice weekend? "Avete passato un buon fine settimana?" Notate che in questo caso il verbo to have non è ausiliare: significa "trascorrere, fare" e in quanto verbo principale richiede a sua volta un ausiliare. Allo stesso modo, do è anche ausiliare del verbo principale to do, che come dicevo l’altra sera, non va confuso con le forme dell’ausiliare. "Che cosa fa Anna?" What does Ann do? (e si intende abitualmente, di mestiere). What do you do at night? "Che cosa fai la sera dopo cena?"

L’espressione How d’you do? non è più una domanda ma la formula che corrisponde a "piacere" quando si è presentati formalmente a qualcuno.

Il discorso sulle forme negative è analogo. Se c’è un ausiliare o un modale, si aggiunge la negazione not: Alex is a student diventa Alex isn’t a student; in italiano mettiamo il "non" prima dell’ausiliare, in inglese not va dopo: isn’t, cioè is not corrisponderebbe a *"è non." Un altro esempio: "devono partire ora" They must leave now fa al negativo They must not leave now: must not è *"devono non."

Se l’ausiliare manca, lo si sostituisce con don’t, doesn’t e didn’t. "Non guardano la TV" They don’t watch TV. "Alex non gioca a pallacanestro" Alex doesn’t play basketball.

L’ausiliare do does did oltre che per le forme interrogative e negative serve anche per non ripetere verbi già detti. Una frase come "A me piacciono i CORRS ma ai miei fratelli no" in inglese è I like the Corrs but my brothers don’t — dove don’t sostituisce (e consente di non ripetere) il verbo like col suo complemento oggetto the Corrs.

Un altro esempio lo troviamo in questo dialogo. "Ho visto Elton John a Londra sabato scorso. - Davvero?" ‘I saw Elton John in London last Saturday.’ ‘Did you really?’ Qui did è al passato, come il verbo che sostituisce, saw, passato di to see. Proprio perché ha anche questa funzione di sostituzione — nell’ultimo esempio, ci permette di lasciare sottinteso see Elton John — una forma come questa viene detta anche pro-verbo: come i pronomi possono sostituire i nomi, i pro-verbi possono stare al posto dei verbi.

"E’ vero? Non è vero?" servono per trasformare delle affermazioni in domande. Posso dire "la Domenica delle Palme è domenica ventura" Palm Sunday is next Sunday, ma poi aggiungere un "non è vero?" per chiedere conferma o esprimere un dubbio. In italiano "vero? non è vero?" vanno bene sempre, in inglese dipende dal verbo ausiliare che c’è nella frase. Nell’esempio abbiamo is e quindi la domanda aggiunta è isn’t it — notate che se la frase è affermativa la domanda è negativa, e viceversa. Ancora una volta, se l’ausiliare non c’è, usiamo don’t, doesn’t o didn’t a seconda dei casi. "Vi piace ascoltare Circuito Marconi, vero?" You like listening to Circuito Marconi, don’t you? "Gli ospiti sono arrivati tardi, non è vero?" The guests arrived late, didn’t they? Nel primo caso, a you like, al presente semplice, fa eco don’t you? Nel secondo, The guests arrived, al passato, viene ripreso con didn’t they? Nelle domande i nomi sono sostituiti dai pronomi e quindi the guests, gli ospiti, è diventato they, essi.

 

Do not (con la forma contratta don’t nel parlato colloquiale) si usa anche per l’imperativo negativo, quello che in italiano ha il verbo all’infinito preceduto da non: "non calpestare l’erba" Don’t walk on the grass; "non suonare quella canzone" Don’t play that song. [...]

Riprendo il discorso sul verbo do e sull’ausiliare negativo don’t per segnalare il titolo di un opuscolo che ho avuto per le mani tempo fa Typing Dos and Don’ts; lì do e don’t erano usati come sostantivi: le cose da fare e da non fare in dattilografia. Si trattava infatti di un manualetto di consigli spiccioli, "fai questo, fai così, non fare quello" Do this, do like this, don’t do that. Quest’uso di do e don’t come nomi discende quindi direttamente dall’imperativo.

 

Do si usa anche per indicare una festa, una cena sociale o forme simili di intrattenimento. "I suoi amici daranno una festa lunedì" Her friends are having a do on Monday. Il plurale di do si scrive dos e fa rima con whose, mentre la pronuncia della terza persona del verbo è irregolare: does rima con buzz.

Infine c’è anche la nota do che rima con no.